Georges Lemmen, Uomo che legge.
Il libro è un luogo conoscitivo, è un grimaldello, un cavallo di legno posto oltre le mura che potrà far vacillare puntelli e certezze. E' una fiamma contro la cecità della religio, un'increspatura contro l'omologazione del tessuto apparentemente levigato e reso serico dal pensiero dominante. E' un luogo entro il quale errare e smarrire la propria identità quale doveva essere prima di porsi in viaggio. O per converso è il vincastro che potrà rafforzare la nostra identità quale si era consolidata grazie alla vita scorsa in precedenza.
Sarà voce autentica e autentico verso, sarà crudele e cinica visione del mondo dissezionato da occhi tenaci e da parole chirurgiche, sarà un libro di libri, una visione per costruire la quale si sono affastellate altre visioni in organica costruzione. Sarà approdo e nuova partenza, sarà ostile e inospitale o potrà rivelarsi quieta e ombreggiata radura dalla quale non voler più allontanarsi come dopo la conquista di un talismano, di un luogo ameno, di una perfetta e conciliante corrispondenza.
Sarà anche luogo dell'inganno tramato da falsi profeti, da cantori claudicanti, da imbonitori e ripetitori della corrente, da analfabeti che sanno firmare sia col proprio nome che facendo le veci di altri. Potrà essere eco di altre voci o voce alta e assoluta. E forse qualcuno tenterà di mettere in guardia da questa e di elogiare il peggio mai scritto. C'è chi millanterà credito attraverso un mediocre percorso narrativo, saggistico, critico, c'è chi tenterà sempre di narrare il vero, di analizzare il dato concreto e innovativo, chi ravviserà la corretta strada tracciata.
ll libro potrà essere strumento di libertà o di riconduzione alla catena imposta dall'alto, dalla cordata di convenienza, dall'afasia che assicura la ciotola di cibo quotidiano.
Sarà sempre motivo di confronto degno di essere scritto, stampato, divulgato solo se autentico percorso e non convenevole, ammiccante, commercializzabile marchetta imprenditoriale e di pensiero debole.
Auguro a me stesso e a tutti coloro che ancora confideranno nel salpare, scalare, percorrere lunga strada, di dannarsi per l'orizzonte lontano o fumigante di brume occludenti, di trovare il viatico, la convergenza o la deviazione che conducono verso condizioni umane e intellettive autentiche. Contro l'invidia dei mostri claudicanti perché inetti da sempre e affiancati invece dalla levigatezza dell'abbrivio e della verità raggiungibile, per uspicio e per esercizio.
Claude Monet, Tempo di primavera.
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