Salvatore Enrico Anselmi
L’afrore d’estate

Un sentiero verde di macchia
iridescente di macchia verde
mi si para davanti
come luminosa iridata promessa
come inchiodata promessa
sul muro frontale
come luminescente congiunzione apicale
tra la partenza e l’abbrivio
tra il primo muoversi
della piccola ora
e l’approdo tracciato su carta
perduto
intravisto, ancora e ancora perduto
infine raggiunto
quando non si credeva possibile
acciuffato
percosso, ammaliato
ingannato col canto
su cui piantare l’orma propria
e la medesima ombra
la sostanziale lunga frescura
di azzurro striata e blu cobalto
stanziale.
Non più codardia e falsi soli
non più solo percorsi d’altura
ma passi sicuri
gentile andante.
L’afrore d’estate